Dopo un acquazzone è molto comune percepire nell’aria un odore nuovo, pungente e particolare: si tratta dell’odore della pioggia. Questo è caratterizzato da quattro componenti principali:
- OZONO: È la molecola che regala il caratteristico odore pungente. Si trova negli strati alti dell’atmosfera e da lì viene portato a bassa quota dalle correnti. Infatti, molte persone riescono ad avvertire il profumo della pioggia ancora prima che si verifichi un temporale proprio per questo motivo.
- OLI: Le piante producono oli e resine che con l’umidità della pioggia vengono più facilmente dissolti e trasportati dall’aria, profumandola.
- GEOSMINA: La geosmina è responsabile dell’odore di terriccio quando piove ed è prodotta da diverse classi di microrganismi che la rilasciano nell’ambiente alla loro morte. L’olfatto umano è particolarmente sensibile a questa molecola, infatti, se si è in campagna, l’odore di terra prevale su quello dell’ozono, che invece si può percepire meglio in un centro urbanizzato.
- PETRICORE: Fu scoperta cinquant’anni fa da due chimici australiani, i quali fecero seccare un pezzo di argilla estraendovi varie sostanze, tra cui una giallastra che ricordava il profumo della pioggia: il petricore. Questo nome deriva dal greco petros “pietra” e ichor “linfa degli dei” e fu ideato dai chimici stessi.
Se per l’ozono e gli oli il metodo con cui sono veicolati è semplice e intuitivo, per la geosmina e il petricore non si può dire lo stesso. Per molto tempo i ricercatori si sono chiesti come queste molecole si diffondessero nell’aria e, dopo molte ricerche, si è finalmente trovata una risposta.
Grazie all’aiuto di una telecamera ad alta velocità si è potuto studiare l’impatto delle gocce di pioggia su superfici con diversa porosità. L’osservazione di questo fenomeno ha consentito di notare minuscole particella di aria e di acqua sollevarsi subito dopo la loro immediata caduta sul suolo. Dopo l’impatto, la goccia si appiattisce e incamera bollicine d’aria; quando si ritorna alla sua forma tipicamente bombata, queste bollicine vengono liberate e si disperdono nell’aria, dove, tramite le correnti, giungono fino al naso e al bulbo olfattivo, che ne codifica l’odore.
L’effetto è massimo quando la pioggia è lieve, a differenza dei forti acquazzoni che colpiscono un’ampia superficie in un tempo troppo breve perché si formi l’areosol sopra descritto.
Una complicanza di questo fenomeno è il trasporto di patogeni, che una volta sollevati dal terreno e portati in aria vengono inalati apportando infezioni.
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