Con la canapa si potrebbero salvare ogni anno centinaia di milioni di alberi, produrre tessuti, fabbricare carburanti, materie plastiche e vernici non inquinanti. Con i semi della canapa si potrebbe colmare la carenza di proteine dei paesi in via di sviluppo. Dalle materie prime si possono ricavare:
TESSUTI – La pianta di canapa oggi può essere lavorata in impianti che sostituiscono le lunghe e faticose lavorazioni manuali di un tempo. La sua coltivazione richiede pochi pesticidi e fertilizzanti, inoltre la fibra della canapa è molto più robusta del cotone e dura più a lungo. Attualmente può essere lavorata in modo da renderla sottile quanto si vuole, e viene proposta in sostituzione del cotone e delle fibre sintetiche.
SEMI E OLIO – La canapa può essere coltivata per ricavarne i semi. I semi di canapa contengono proteine di elevato valore biologico nella misura del 24 %, ed un olio nella percentuale dal 30 al 40 %. Per il loro valore nutritivo i semi di canapa sono stati proposti come rimedio alla carenza di proteine dei paesi in via di sviluppo. L’olio di canapa è particolarmente ricco di grassi insaturi ed è l’ideale per correggere la dieta dell’uomo moderno e per prevenire le malattie del sistema cardiocircolatorio.
Altrettanto straordinarie sono le proprietà di questo olio per gli usi industriali: le vernici fabbricate con questa materia prima, oltre a non essere inquinanti, sono di qualità superiore rispetto a quelle prodotte con i derivati del petrolio. Con l’olio di canapa si possono inoltre fabbricare saponi, cere, cosmetici, detersivi, lubrificanti etc.
CARTA – Con la stoppa si può fabbricare carta di alta qualità, sottile e resistente. Con le corte fibre cellulosiche del legno si può produrre la carta di uso più corrente, come la carta di giornale e i cartoni. Un altro grosso vantaggio della canapa è costituito dalla bassa percentuale di lignina rispetto al legno degli alberi, che ne contengono circa il 20 % anziché il 40 %.
MATERIE PLASTICHE – Con la cellulosa di cui la pianta è ricca, attraverso un processo di polimerizzazione, si possono ottenere materiali plastici degradabili che, anche se in molti casi non possono competere con le materie plastiche di oggi, hanno comunque una serie di usi importanti per imballaggi, isolanti e così via.
COMBUSTIBILI – La canapa è considerata anche la pianta ideale per la produzione di combustibili da biomassa in sostituzione dei prodotti petroliferi. Bruciare combustibili da biomassa anziché petrolio non fa aumentare l’effetto serra, infatti l’anidride carbonica viene prima sottratta all’atmosfera durante la crescita della pianta e poi restituita all’aria al momento della combustione.
Il biodiesel è un carburante bio, con una viscosità simile al gasolio, ottenuto dalla lavorazione di oli vegetali e grassi animali, fonti di energia rinnovabile. Il metodo più comune per ottenerlo è con la transesterificazione, una reazione chimica, attraverso cui le molecole degli acidi grassi, insieme a un reagente alcolico (metanolo o etanolo), producono glicerolo e biodiesel.
Tra le piante utilizzate per la produzione di biodiesel (soia, colza, girasole) rientra anche la Cannabis sativa, nota anche come canapa. Questa è coltivata per uso industriale nonostante le polemiche legate alla presenza di alcune sostanze stupefacenti (in Norvegia e negli Stati Uniti la coltivazione di canapa industriale è vietata). La canapa per uso industriale contiene bassissimi livelli di THC (meno dello 0,3%).
Un recente intervento di Thomas Prade, ricercatore in Scienze agrarie alla Swedish University, ha riportato alla ribalta la questione circa l’opportunità di coltivare la canapa per la produzione di biodiesel. Rispetto alle altre colture destinate alla produzione di questo bio carburante, infatti, la canapa pare avere più alto rendimento energetico ed essere a minor impatto ambientale.
Il rendimento per ettaro è più elevato (in Italia intorno alle 20 tonnellate in quattro mesi) e, essendo una pianta legnosa, contiene il 77 % di cellulosa (a fronte del 60 % del legno). Inoltre, richiede quantità molto limitate di pesticidi e si adatta bene alle rotazioni delle colture.
Se da un lato è possibile produrre etanolo dall’intera pianta, il biodiesel può essere prodotto solo dall’olio ottenuto spremendone i semi. Studi della University of Connecticut ne hanno, inoltre, mostrato l’elevato efficiente di conversione (il 97% dell’olio di canapa è, infatti, trasformato in biocarburante) e la possibilità di impiegarlo a temperature più basse rispetto agli altri biodiesel in commercio.
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