La marijuana, nota anche come cannabis è il ricavato dell’essicazione di foglie, fiori, steli e semi, appartenenti alla pianta Cannabis sativa (o Canapa indiana). La cannabis contiene un vasto numero di cannabinoidi. Il più noto ed importante è il delta-9 tetraidrocannabinolo uno dei maggiori principi attivi presente in tutti i prodotti della cannabis (THC). Altri cannabinoidi presenti nella cannabis sono il cannabidiolo (CBD) e il cannabinolo (CBN).
Se ad un gruppo di persone viene chiesto di indicare quali sono le sostanze chimiche e/o i cannabinoidi della cannabis, la maggior parte di loro probabilmente parlerà del THC e forse ne nominerebbe altre.
La cannabis contiene centinaia di composti, la maggior parte dei quali sono cannabinoidi o sono correlati ad essi. Sono presenti anche terpeni, flavonoidi e altre sostanze chimiche naturali; probabilmente alcuni di essi non sono stati abbastanza oggetto di ricerche e potrebbero rivelarsi molto importanti per varie applicazioni terapeutiche in futuro.
Una delle difficoltà incontrate dai ricercatori è che la cannabis, a differenza delle medicine tradizionali, contiene molti principi potenzialmente attivi. I decenni di proibizionismo hanno soffocato la ricerca al punto che la maggior parte dei cannabinoidi è stata studiata molto poco. Inoltre, non si sa ancora molto su come i cannabinoidi e i terpeni possano amplificare reciprocamente i rispettivi effetti e questa particolare caratteristica è nota come “effetto entourage”, nel quale la sinergia di più cannabinoidi che agiscono insieme è maggiore della somma dei loro effetti individuali. La capacità dei terpeni e dei cannabinoidi di modulare i rispettivi effetti terapeutici è una complicazione in più per i ricercatori, che sono costretti a studiare un composto farmaceutico, e i metaboliti prodotti, alla volta.
Composti cannabinoidi: come agiscono sul corpo umano
Fu con la scoperta del sistema endocannabinoide e dei recettori cannabinoidi all’inizio degli anni ’90 che si cominciò a trovare una spiegazione su come il corpo umano possa reagire alla cannabis. Per la prima volta si poteva spiegare scientificamente come la cannabis interagisce col corpo umano. Ora era chiaro che la cannabis non “colpiva” le cellule e che i recettori CB1 e CB2 erano progettati specificamente per connettersi ai composti dei cannabinoidi presenti nel flusso sanguigno. Anche i mammiferi, i pesci, gli uccelli e i rettili possiedono recettori della cannabis.
Quando si fuma cannabis, la presenza di THC nel sangue può essere individuata dopo pochi secondi dall’inalazione, con un’emivita (tempo di dimezzamento) di 2 ore. Tuttavia, alcuni metaboliti dei cannabinoidi possono permanere nelle urine fino a 2 settimane seguenti l’assunzione di cannabis.
I cannabinoidi principali sono: THC, CBD, CBG, CBC.
Il THC (tetraidrocannabinolo) è il cannabinoide solitamente più presente nella cannabis. Quando il THC viene esposto all’aria e alla luce si trasforma in CBN (cannabinolo). Si ritiene che il CBN possa dare sollievo e diminuire il dolore.
Il CBG (Cannabigerolo) è il cosiddetto “cannabinoide madre”, che serve a sintetizzare tutti gli altri cannabinoidi. Di solito ne rimangono pochissime tracce, spesso in concentrazioni inferiori all’1%.
Il CBD (Cannabidiolo) non ha forti proprietà psicoattive ma molti ne fanno uso per i suoi effetti benefici percepiti per quanto concerne la salute e il sollievo dal dolore. Questo può essere presente in concentrazioni che vanno dal 10% in su.
Il CBC (cannabicromene) è un altro cannabinoide molto comune. Di solito si trova in concentrazioni inferiori all’1% nelle infiorescenze essiccate.
Quest’anno un team di ricerca del Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Modena e Reggio Emilia, in collaborazione con il CNR-Nanotec di Lecce, la sezione di Farmacologia dell’Università della Campania e il Dipartimento di Chimica dell’Università La Sapienza di Roma, hanno isolato e identificato per la prima volta al mondo due nuovi fitocannabinoidi dalla cannabis sativa.
I due cannabinoidi appena scoperti, grazie a nuove tecniche di spettrometria di massa, sono il THCP e il CBDP estratti dalla cannabis medicinale. Questa scoperta, pubblicata sulla rivista Scientific Reports, apre nuove strade verso la comprensione dell’efficacia in ambito terapeutico della cannabis, come la terapia del dolore, l’epilessia o il trattamento di ansia e depressione.
Cannabis terapeutica
Cannabis terapeutica e “spinello” non sono la stessa cosa. Ecco perché parlare di legalizzazione “per tutti” della marijuana non ha senso da un punto di vista medico. Il Ministero della Salute riferisce che “l’uso medico della Cannabis non può essere considerato una terapia propriamente detta, bensì un trattamento sintomatico”.
La Cannabis è stata utilizzata per trattare il dolore cronico per migliaia di anni. Le evidenze ottenute da modelli ben caratterizzati di animali con dolore patologico indicano che uno degli utilizzi terapeutici più promettenti dei fitocannabinoidi è quello di anti-dolorifici. Fino ad ora il beneficio terapeutico della Cannabis medica è principalmente stato osservato negli studi sul dolore neuropatico.
La ricerca dimostra che anche basse dosi di THC possono aumentare gli effetti analgesici della morfina e della codeina. Una terapia combinata di oppioidi e cannabinoidi produce effetti antidolorifici a lungo termine, sia in modelli di dolore acuto che cronico, in dosaggi bassi abbastanza da essere privi di sostanziali effetti collaterali.
Come dimostrato da numerose evidenze cliniche, i cannabinoidi possono aiutare a gestire i principali sintomi della Sclerosi Multipla. In particolare, la Cannabis medica è efficace nel trattare l’incontinenza della vescica, la rigidità muscolare, la spasticità, il dolore cronico e neuropatico e qualità del sonno.
Quando testati in formulazione combinata, il THC e il CBD, riducono l’incidenza di nausea e vomito in pazienti sottoposti a chemioterapia rispetto a coloro che hanno utilizzato un placebo. Inoltre è stato dimostrato che dosi orali di THC sintetico in pazienti con sindrome di Tourette, su un periodo di 6 settimane, riducono la frequenza dei tic.
Si è ormai accumulata sufficiente evidenza scientifica da studi preclinici per sostenere che i fitocannabinoidi potrebbero esercitare effetti benefici nelle malattie cardiovascolari, metaboliche e nelle malattie di fegato e reni. In particolare modo il CBD risulterebbe benefico per proteggere dai danni causati dall’ischemia del miocardio, infarti, aritmie cardiache, ictus neonatale e ad aiutare il recupero delle funzioni cognitive in seguito a questi traumi o in seguito ad ipossia neonatale.
I preparati a base di Cannabis sono controindicati in pazienti con disturbi psichiatrici e in individui con una storia pregressa di tossicodipendenza e/o abuso di sostanze psicotrope e/o alcol.
Differenza tra Cannabis terapeutica e uso ludico della Cannabis
La differenza tra l’uso terapeutico e quello ludico della cannabis consta sostanzialmente nei dosaggi utilizzati e nei tipi di cannabis.
Quella terapeutica è preparata nel pieno rispetto delle normative che portano all’immissione in commercio di un farmaco e, di conseguenza, è acquistabile soltanto in farmacia. Il trattamento può avvenire per via orale, come decotto o assunzione di olio oppure per via inalatoria mediante dei vaporizzatori specifici. Nel caso si scelga la somministrazione orale di questi farmaci cannabinoidi, il medico dovrà avere cura di indicare anche la quantità di acqua da utilizzare, i tempi e le modalità di preparazione del decotto.
La cannabis a uso ricreativo viene distribuita invece attraverso canali non ufficiali e controllati sul piano scientifico. Questa inoltre viene consumata nella maggioranza dei casi per combustione come le sigarette.
Fonti:
Immagini:
- https://mondidicanapa.it/le-sfide-normative-per-la-cannabis-medica-secondo-lue/
- https://www.inmedpharma.com/learn/cannabinoid_science/
- https://www.ambientebio.it/rimedi-naturali/cannabis-uso-medicinale-governo-argentino-legalizza-auto-coltivazione/